Nell’ambito delle manifestazioni per il 76^ anniversario dell’assassinio di Placido Rizzotto, lunedì 11 marzo gli studenti delle classi terze dell’I.I.S.S. “Don G. Colletto” hanno partecipato nell’auditorium dell’istituto al convegno sul tema “Nel nome di Placido Rizzotto, memoria e impegno per il lavoro, lo sviluppo, la giustizia sociale e la pace”. L’incontro è stato coordinato da Dino Paternostro, responsabile del dipartimento archivio e memoria storica della CGIL, e ha visto gli interventi di Matteo Bellegoni, dell’Osservatorio nazionale “Placido Rizzotto”, di Alfio Mannino, segretario generale di CGIL Sicilia, e di Don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera. All’incontro hanno partecipato anche rappresentanti delle forze dell’ordine e delle istituzioni e una rappresentanza degli studenti dell’Istituto Superiore “Di Vincenti”.
Ad aprire i lavori la Dirigente scolastica Elisa Inglima dell’I.I.S.S. “Don Colletto” che nel porgere i saluti della comunità scolastica a tutti i partecipanti e nel ringraziare i relatori, ha sottolineato l’importanza dell’impegno e del lavoro scolastico per la promozione di una cultura della legalità, della solidarietà e dei diritti.
Dino Paternostro ha ricostruito un profilo della figura di Placido Rizzotto nello scenario della Sicilia del secondo dopoguerra mettendo in evidenza il suo impegno nella lotta contro le ingiustizie e lo sfruttamento in nome dei valori della libertà e dei diritti per tutti.
Matteo Bellegoni, dell’Osservatorio nazionale “Placido Rizzotto”, ha fornito alcuni significativi dati relativi allo sfruttamento, al lavoro nero e al caporalato nella Sicilia e nell’Italia attuali e a seguire Alfio Mannino, segretario generale di CGIL Sicilia, ha ribadito quanto sia decisiva nella nostra società la lotta contro le agromafie e quanto sia importante ancora oggi la figura e l’esempio di Placido Rizzotto e di chi come lui ha lottato contro le ingiustizie e la sopraffazione in nome della solidarietà, dell’affermazione dei diritti per una società migliore e più giusta.
E quindi l’intervento più atteso, quello di Don Luigi Ciotti, una vita spesa al servizio degli ultimi, dei più poveri, delle persone più deboli, dei più fragili. Il presidente di Libera ha esordito dicendo: “oggi non è venuto qui Luigi Ciotti, io sono qui perché tanti, tanti altri hanno scelto di impegnarsi. Il cambiamento non è opera di navigatori solitari, è il Noi che vince. Noi tutti cerchiamo il cambiamento, ma il cambiamento ha bisogno del contributo di tutti. Noi lo chiediamo alla politica, alle istituzioni e dobbiamo essere una spina propositiva al fianco della politica e delle istituzioni per chiedere che facciano la loro parte. Ma c’è una parte di responsabilità che ci chiama in gioco tutti quanti. Basta con quelli che chiedono sempre agli altri di fare. C’è una parte che compete a ciascuno di noi. È il Noi che vince. Io sono qui perché tante altre persone hanno costruito dei percorsi. Oggi qui non è venuto solo il mio io, con i sui limiti e le sue fragilità, ma anche con la sua gioia di spendere un po’ di vita per dare vita, speranza, per costruire percorsi che diano più dignità e libertà a tanti. Io sono qui perché rappresento un Noi, non un io”. Poi ha espresso gratitudine e apprezzamento per le forze dell’ordine e per la magistratura che costantemente fanno la loro parte con coraggio e senso del dovere, ma “non basta tagliare la mala erba in superficie, …bisogna estirpare il male alla radice e per fare questo non basta il lavoro di contrasto e di repressione delle polizie e della magistratura, è necessario attivare nel paese una grande battaglia culturale ed educativa, ed è necessario mettere in campo adeguate politiche sociali”. Il grande pericolo oggi in Italia è l’indifferenza e la sottovalutazione della forza delle mafie che “magari sparano meno, si sono messe alle spalle la fase stragista, ma dobbiamo dire con amarezza che oggi sono più forti di prima, viaggiano su altri piani, usano le nuove tecnologie, si sono globalizzate, hanno abbandonato le forme arcaiche e sono diventati i boss imprenditori”. “Per combattere la peste mafiosa e corruttiva è necessaria una risposta che ci mobiliti tutti. La lotta alle mafie riguarda tutti, nessuno può sentirsi escluso”.
E rivolgendosi agli studenti li ha invitati ad “essere vigili, a saper distinguere tra coloro che li seducono e coloro che li educano”, poi li ha esortati a diventare agenti del cambiamento investendo nello studio e nella conoscenza perché la mafia affonda le proprie radici in terreni fragili mentre per contrastarla sono necessarie conoscenze, consapevolezza e responsabilità.
Quindi sollecitato dalle domande puntuali degli studenti che con molta attenzione e interesse hanno seguito gli interventi dei relatori, don Luigi Ciotti ha ripercorso le tappe essenziali del suo cammino dalla fondazione del Gruppo Abele, centro per l’ascolto e il recupero dei tossicodipendenti ma anche luogo per lo sviluppo di attività e proposte per affrontare il disagio e l’emarginazione sociale, alla fondazione di Libera, un’associazione di promozione sociale che coordina oltre 1600 realtà in Italia e all’estero, che nasce con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica, di mettere in campo misure operative per il contrasto della criminalità organizzata al fine di favorire la crescita di una società civile basata sulla legalità e la giustizia. E infine ha indicato quelle che da sempre sono state le due bussole che hanno orientato la sua vita: i Vangeli e la Costituzione italiana.
0